Gianna Nannini @ Teatro Smeraldo, Milano - 26.3.2006
I due posti rimediati in piccionaia non sono poi così male: si ha una visione completa del palco e anche delle prime file, quelle dei fan più accaniti. L'unica pecca del teatro gremito riguarda il clima torrido e poco ventilato, che durante tutto lo spettacolo favorisce la decomposizione di alcuni vicini di seduta e il trionfare di vapori acidi e flautolenze dispettose.
E il concerto? Assolutamente intenso e divertente. Gianna ha personalità da vendere, ma dalla sua ha anche le canzoni. Quelle nuove, dall'ultimo "Grazie", che di tanto in tanto fanno capolino in scaletta, ma anche e soprattutto i vecchi successi che hanno scritto la storia della canzone italiana, riproposti, a seconda dei casi, in vesti più o meno elettriche. Quei vecchi successi che ne hanno fatto un'icona pop, anche se beneficiaria, come pochi al giorno d'oggi, di un rispetto assolutamente trasversale.
Trasversale? Ho detto trasversale?
Ecco si, mi viene in mente questa parola mentre scruto attorno a me il pubblico in sala.
Trasversale.
Con i pregi e i difetti che questo tipo di platea comporta. E' un pubblico sincero nell'alimentare la propria passione, senza canoni comportamentali o look prestabiliti; si tratta solamente di sfogare la propria adorazione, spellandosi le mani dagli applausi e intonando i ritornelli.
Il feticismo delle prime file è feroce. C'è gente indemoniata che scavalca persone e poltroncine per sfiorare la caviglia di un chitarrista. Ci sono lanci di pupazzi e oggetti vari. Ci sono attempate signore in visibilio mentre la Nannini masturba esplicitamente l'asta del microfono. C'è questo e altro a far divertire tutti, me compreso.
Ci sono anche i soliti inconvenienti legati ad eventi tanto popolari.
Quello che più infastidisce è l'intolleranza degli spettatori verso tutto ciò che tende a spiazzarli.
Prendete Isabella Santacroce. E' una scrittrice, ha già diversi romanzi alle spalle e si presenta come ospite, leggendo un brano scritto apposta per l'occasione.
E' una figura fragile Isabella, nonostante il completo ultra-agressivo con cui giunge sul palco. I vistosi difetti di pronuncia non fanno che enfatizzare questa sensazione di stabilità precaria mentre legge.
Mi giro attorno e vedo come il pubblico cominci a dare piccoli segni di insofferenza e parlare a voce alta, disinteressandosi dello spettacolo.
D'altronde, non si può pretendere tutto. Il divertimento è già stato sopra ogni aspettativa...





