Pensiero Stupendo: facciamoci un podcast
Il Politecnico apre una stazione radio. Non so esattamente come prenderla una notizia del genere. Si tratta di una web radio, è chiaro: con i tempi che corrono, specie a Milano, non è più possibile occuparsi di onde medie senza un gruppo editoriale alle spalle, ma sempre di una radio parliamo. Ha uno studio, una redazione e un pubblico potenziale giovane e vasto. Una college radio insomma, come quelle che spettinano gli universitari americani prima di iniziare il cammino verso il sogno di una carriera.
Decido di fare una visita, perché mi piacerebbe finalmente assaggiare, dopo tanti anni, il lato umano e sensibile di questa università. Mi annuncio via mail e quando ormai è sera mi presento davanti all’edificio che mi hanno indicato. Una palazzina in semi-disuso, dedicata fino a pochi mesi prima a fantomatici uffici interdipartimentali. Salgo le scale emozionato, comincio a toccare con mano che, almeno sul piano organizzativo, il progetto è partito con il piede e i finanziamenti giusti. Entro in punta di piedi, e credo mi notino appena. C’è trambusto: sta per finire il programma registrato al mattino da dj xxx e tra pochi minuti la parola passerà al trio xxx, yyy, zzz, per il programma in diretta del tardo pomeriggio. Putroppo due terzi dei conduttori mancano ancora all’appello e in redazione ci si comincia a preoccupare.
Mi presento: sono uno studente sfinito, un calciatore e un dj (molto) pigro. Si sa, lo sanno anche i muri, sta scritto pure sul myspace. Davanti a me mi accorgo di non avere un redattore qualsiasi, ma il Direttore Artistico di Poli.Radio. Cazzo, direttore artistico. Dunque qui si fa sul serio. Mi mostra lo studio, con la regia, i microfoni a condensatore, i pc per i conduttori, etc. Essenziale, ma ben progettato. Poi c’è la redazione, con la gestione del sito, della corrispondenza, del palinsesto, dello streaming.. Già, lo streaming. Pare essere un punto cruciale e, al momento, dolente. Di tanto in tanto la connessione non tiene botta e gli ascoltatori scrivono messaggi indispettiti per le trasmissioni a singhiozzo. E’ gentile il direttore artistico. Mi spiega tutto e mi fa accomodare su una seggiola.
“Siediti pure, ora – aggiunge – e goditi un’ora di trasmissioni in diretta. Loro sono proprio bravi, conducono un programma sullo stile dello Zoo di
Devo proprio sedermi, ora. Il pavimento sta per mancarmi sotto i piedi, ma non basta.
“Anche io e gli altri due ragazzi che vedi in redazione conduciamo un programma, sai… Ma leggermente meno scanzonato, un po’ sullo stile di Deejay Chiama Italia. Hai presente?”
Certo, ho presente. D’un tratto mi sento un pesce fuor d’acqua. Non avevo capito nulla. Le mie speranze sfumano in pochi secondi. Mi guardo sconsolato e scopro di aver addosso una t-shirt degli Of Montreal, un capo d’abbigliamento che in altre occasioni avrebbe suscitato occhiatine d’approvazione, ma che al momento non fa altro che indurre il mio interlocutore e tutta la redazione a tirare frettolose conclusioni sulla mia sessualità.
(mp3) Pensiero Stupendo: facciamoci un podcast!
Comunicazione di servizio per i quattro amici: la puntata riassuntiva del 2007 è slittata a domenica 30 dicembre.