My Morning Jacket
I Flaming Lips mi sono sempre stati sulle palle. Spiegare la mia idiosincrasia non è facile e so anche di suscitare a questo punto tutta la vostra disapprovazione per il mio commento.
Probabilmente sono troppo giovane per aver vissuto i loro anni migliori, ma sta di fatto che i colori dei loro video e delle loro copertine mi nauseano dopo pochi istanti e Yoshimi Battles the Pink Robots, acquistato dopo un estenuante lavoro di convincimento da parte di autorevoli intenditori musicali, dura nel mio lettore giusto il tempo dell’iniziale Fight Test.
Per questo quando ho sentito che i My Morning Jacket palesano influenze lipsiane nel loro ultimo “Z”, mi è venuta l’orticaria.
Non conoscevo bene i MMJ. Li ho amati l’anno scorso, recuperando per puro caso un loro vecchio brano “Heartbreakin’ Man”, tratto da Tennesse Fire, e giuro che i Flaming Lips non mi erano mai saltati in mente.
Allora, non ancora del tutto convinto, mi procuro “Z” e lo spingo coraggiosamente nel lettore. Sorpresa. Questi MMJ assomigliano veramente ai Flaming Lips. Sembra che Wayne Coyne sia passato da Louisville nel Kentucky e abbia radunato i suoi amici assieme ad un gruppo alt.country della zona.
Diciamolo subito, non è un capolavoro Z, ma alle mie orecchie suona molto più gradevole dei modelli a cui aspira. Se vi capita sottomano per la prima volta, vi consiglio di saltare le prime due tracce, dove la sensazione è veramente quella di aver sbagliato disco, e di ascoltarvi “Gideon”, sicuramente più vicina ai MMJ che mi aspettavo. Il disco è poi altalenante e discontinuo. Si alternano pezzi zuccherosi e dreamy ad altri lievemente più giocosi, in cui spunta anche il timido reggae del singolo “Off the Record” e il walzerino di “Into the Woods”. Meglio la parte conclusiva dove le atmosfere si fanno più intime ed intense e spunta anche qualche spruzzata di rock.
Tutto sommato una sufficienza stiracchiata. Loro possono fare di più.
My Morning Jacket "The Bear" (da "Tennessee Fire", Darla, 1999)
Probabilmente sono troppo giovane per aver vissuto i loro anni migliori, ma sta di fatto che i colori dei loro video e delle loro copertine mi nauseano dopo pochi istanti e Yoshimi Battles the Pink Robots, acquistato dopo un estenuante lavoro di convincimento da parte di autorevoli intenditori musicali, dura nel mio lettore giusto il tempo dell’iniziale Fight Test.
Per questo quando ho sentito che i My Morning Jacket palesano influenze lipsiane nel loro ultimo “Z”, mi è venuta l’orticaria.
Non conoscevo bene i MMJ. Li ho amati l’anno scorso, recuperando per puro caso un loro vecchio brano “Heartbreakin’ Man”, tratto da Tennesse Fire, e giuro che i Flaming Lips non mi erano mai saltati in mente.
Allora, non ancora del tutto convinto, mi procuro “Z” e lo spingo coraggiosamente nel lettore. Sorpresa. Questi MMJ assomigliano veramente ai Flaming Lips. Sembra che Wayne Coyne sia passato da Louisville nel Kentucky e abbia radunato i suoi amici assieme ad un gruppo alt.country della zona.
Diciamolo subito, non è un capolavoro Z, ma alle mie orecchie suona molto più gradevole dei modelli a cui aspira. Se vi capita sottomano per la prima volta, vi consiglio di saltare le prime due tracce, dove la sensazione è veramente quella di aver sbagliato disco, e di ascoltarvi “Gideon”, sicuramente più vicina ai MMJ che mi aspettavo. Il disco è poi altalenante e discontinuo. Si alternano pezzi zuccherosi e dreamy ad altri lievemente più giocosi, in cui spunta anche il timido reggae del singolo “Off the Record” e il walzerino di “Into the Woods”. Meglio la parte conclusiva dove le atmosfere si fanno più intime ed intense e spunta anche qualche spruzzata di rock.
Tutto sommato una sufficienza stiracchiata. Loro possono fare di più.
My Morning Jacket "The Bear" (da "Tennessee Fire", Darla, 1999)
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