martedì, marzo 28, 2006

Gianna Nannini @ Teatro Smeraldo, Milano - 26.3.2006

Per una sera scelgo di uscire dal ghetto indie più conservatore e di buttarmi a capofitto in un evento assolutamente mainstream come il concerto milanese di Gianna Nannini.

I due posti rimediati in piccionaia non sono poi così male: si ha una visione completa del palco e anche delle prime file, quelle dei fan più accaniti. L'unica pecca del teatro gremito riguarda il clima torrido e poco ventilato, che durante tutto lo spettacolo favorisce la decomposizione di alcuni vicini di seduta e il trionfare di vapori acidi e flautolenze dispettose.

E il concerto? Assolutamente intenso e divertente. Gianna ha personalità da vendere, ma dalla sua ha anche le canzoni. Quelle nuove, dall'ultimo "Grazie", che di tanto in tanto fanno capolino in scaletta, ma anche e soprattutto i vecchi successi che hanno scritto la storia della canzone italiana, riproposti, a seconda dei casi, in vesti più o meno elettriche. Quei vecchi successi che ne hanno fatto un'icona pop, anche se beneficiaria, come pochi al giorno d'oggi, di un rispetto assolutamente trasversale.

Trasversale? Ho detto trasversale?
Ecco si, mi viene in mente questa parola mentre scruto attorno a me il pubblico in sala.
Trasversale.
Con i pregi e i difetti che questo tipo di platea comporta. E' un pubblico sincero nell'alimentare la propria passione, senza canoni comportamentali o look prestabiliti; si tratta solamente di sfogare la propria adorazione, spellandosi le mani dagli applausi e intonando i ritornelli.
Il feticismo delle prime file è feroce. C'è gente indemoniata che scavalca persone e poltroncine per sfiorare la caviglia di un chitarrista. Ci sono lanci di pupazzi e oggetti vari. Ci sono attempate signore in visibilio mentre la Nannini masturba esplicitamente l'asta del microfono. C'è questo e altro a far divertire tutti, me compreso.

Ci sono anche i soliti inconvenienti legati ad eventi tanto popolari.
Quello che più infastidisce è l'intolleranza degli spettatori verso tutto ciò che tende a spiazzarli.
Prendete Isabella Santacroce. E' una scrittrice, ha già diversi romanzi alle spalle e si presenta come ospite, leggendo un brano scritto apposta per l'occasione.
E' una figura fragile Isabella, nonostante il completo ultra-agressivo con cui giunge sul palco. I vistosi difetti di pronuncia non fanno che enfatizzare questa sensazione di stabilità precaria mentre legge.
Mi giro attorno e vedo come il pubblico cominci a dare piccoli segni di insofferenza e parlare a voce alta, disinteressandosi dello spettacolo.
E' solo quando la Nannini torna in scena e presenta l'artista che il pubblico le riserva un caldo applauso. Ma è un applauso forzato: se piace alla Gianna, allora sarà ok.
Insomma, detto tra noi, non sarà stata una lettura memorabile, ma non prestarle attenzione mi sembra irrispettoso. Molto peggio La Pina, col suo rap fuori tempo e il suo look da grandi magazzini dell'hip-hop.

D'altronde, non si può pretendere tutto. Il divertimento è già stato sopra ogni aspettativa...

venerdì, marzo 24, 2006

Censurato il numero di aprile del Mucchio

Riceviamo e pubblichiamo:

La copertina del Mucchio Selvaggio di aprile “avrebbe” dovuto riportare un disegno di uno storico personaggio del fumetto italiano. Il "catzillo" è un fumetto underground, molto famoso negli anni Ottanta, che l'autore Gianfranco Grieco ha modificato per noi facendolo assomigliare a Berlusconi, ovviamente legato a un lungo articolo che mette in guardia sul votare “Forza Italia” alle prossime elezioni politiche. Abbiamo usato il verbo “avrebbe” perché il distributore nazionale (Parrini) si è rifiutato di fare uscire il giornale in edicola. Non vuole correre il rischio di denuncie penali. Il giornale verrebbe comunque boicottato da molti distributori locali non di sinistra, il tipografo nicchia, la par conditio, rapporti con il potere etc etc. Insomma paura. Paura di ritorsioni legali, economiche e magari anche fisiche da parte del soggetto raffigurato nel disegno .

La redazione trova ciò un atto di censura inqualificabile. La satira è un diritto affermato dalla nostra Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” - Art. 21). Se si va con la memoria indietro nel tempo a copertine, molto più feroci e provocanti, di giornali come il “Male”, “Frigidaire” o “Cuore” ci si rende conto di come è peggiorato il rapporto tra la stampa e il potere e di quanto la libertà di espressione sia sempre meno garantita.La censura è sempre stata usata come strumento di repressione e negazione di valori e tematiche “scomode”.

La copertina “censurata” è visibile e scaricabile
qui

Comitato di redazione del Mucchio Selvaggio.

...quando sento gli Smiths non resisto...

Due lettere, non una. E da chi poi? Da un candidato di AZIONE GIOVANI al consiglio comunale di Milano.
Mi invita al suo comizio, io lo invito a non rompere più i coglioni, cestinando le due buste sminuzzate. Però, peccato. C'era anche tanta musica: Anna Tatangelo, Fausto Leali e "GRUPPIDIMUSICACOVEREROCK". Minchia, che sballo.

Ieri sera sono andato al Plastic per vedere i Magicake. Non li conoscevo, ma sono amici di Bob e questa è un'occasione unica per vederlo da queste parti.

Mi sarebbe piaciuto anche raccontarvi qualcosa dei Magicake, ma dopo poco ho avvertito un richiamo dal profondo dell'altra saletta e... si sa quanto sento gli Smiths non resisto...

mercoledì, marzo 22, 2006

Thinkeyes...

Silvio mi ha detto che il Corriere, da quando si è schierato, ha perso cinquantamila copie al giorno. Bene, così ho tempo fino a pranzo per comprarlo. Nel frattempo mi ascolto in anteprima "Show Your Bones" degli Yeah Yeah Yeahs. Non male al primo ascolto, un po' più ruffiano di "Fever To Tell", ma promosso.

Quando manca poco all'una, esco e... meraviglia delle meraviglie, sia Corriere che Repubblica sono esauriti. Ma vuoi vedere che la clac di Vicenza si è riciclata in squadroni di sequestro editoriale? Pazienza, compro l'Unità. E' tanto che non lo faccio. Resta sempre una valida alternativa.

Finalmente l'amico Alberto si è deciso. Ha aperto il suo blog. Si chiama "thinkeyes" e nel primo post mi cita Gabriel Garcia Marquez... ma guarda te gli amici quante cose ti insegnano. In bocca al lupo, Albi. Attento però, se gestiti male, i blog danno alla testa. Come? Oggi c'è stato un primo esempio di blogscrezio sanguinoso.

Mentre penso alla tua Madrid, è quasi buio. Ho in cuffia gli Akron/Family e guardo gli aerei che partono. Sai, ogni tanto ci penso...

ps: cazzo, che fastidio il sedere bagnato dopo il tramonto...

martedì, marzo 21, 2006

Pensiero urbano tardopomeridiano

Torno a casa, apro la posta. Ci risiamo.

Un gruppo americano che si prodiga in zuccherose fellatio per dirmi quanto è bello il blog. Chiedono di essere presi in considerazione, vabbè li scarico, posso capire…
Però promettetemi, basta favori sessuali… se proprio insistete, scelgo quello con i capelli lunghi e gli occhiali, almeno è un po’ più effeminato…

Mi han detto che il buon Bondi (FI) ha inviato un opuscolo, o qualcosa di simile, alle parrocchie di mezza Italia. Si sbrodola, vantandosi del fatto che l’attuale governo ha promulgato leggi secondo gli insegnamenti del Vangelo.
Ora, non me ne intendo molto, in quanto ateo e mancino (e quindi stalinista, transessuale e associato di Confindustria), ma qualcuno può dirmi a cosa si riferisce? Un abbraccio alle suore che hanno rispedito il pacco al mittente…

L’amico Alberto è triste. Gli consiglio di aprire un blog. Così potrò leggere tutti i giorni gli umori del suo esilio a Madrid. D’altronde abbiamo già un Garbagnatese a New York..
Mi raccomando, foto, video, locali, concerti…

Sto ascoltando gli Editors, non posto niente perché tanto ce li hanno già tutti. Pescherò casualmente nel mazzo…

Kelley Stoltz “Memory Collector”
(anche questa ce l'hanno già tutti... pazienza)

lunedì, marzo 13, 2006

Blues precompresso e armato

Oggi si ricomincia. Un altro semestre di lezioni, esami, relazioni etc… La prima ora è drammaticamente grigia. Tratta del calcestruzzo armato, dei modi in cui degrada e degli interventi da adottare per risanarlo; veramente uno sballo.

Sul muro dell’auletta del dipartimento si sussegue un’immagine dopo l’altra: strutture collassate rovinosamente, balconi scrostati delle case popolari di Milano, i viadotti della Tangenziale Est (meno in forma di quel che pensassi)… insomma, una tragedia.

Fortunatamente però, esistono ancora delle sottigliezze capaci di rapire la mia attenzione e far fluttuare i miei pensieri sconnessi in ben altri lidi… Ad un certo punto infatti, il superprofessore, tra l’altro anche uno dei pochi decisamente simpatici, sta spiegando le varie porcherie fatte in sede di progetto sul cavalcavia di Viale Monte Ceneri.

Tutti sono concentrati. Non passano inosservate le armature scoperte e corrose, il copriferro crepato (dove rimane) e tante piccolezze con cui non vi tedio. Quello che sfugge a tutti, tranne che al sottoscritto ovviamente, è un piccolo rettangolo colorato affisso ad un pilastro. Non si leggono bene le scritte, ma il logo è inconfondibile. E’ una pubblicità del Flippaut Festival.

Non che io sia mai stato al Flippaut, né mi entusiasma particolarmente la proposta, ma l’idea di trovarmi nel mezzo di un festival qualsiasi ha schiacciato tutti i ponti e i grattacieli che hanno continuato a scorrere per la mezz’ora successiva.
Mi immaginavo in mezzo a donne bellissime e coltissime a Benicassim, oppure ancora meglio, al Primavera… Poi penso al mio scalcinato conto corrente e… va beh, anche per quest’anno rimarrà un sogno…

Tornando, ascolto una canzone dei “The Gossip”. L’unico approccio che avevo tentato con “Standing In the Way of Control” era stato finora con la title-track. Un approccio non dei migliori. Mi chiedevo dove fosse finito tutto quel blues sporco di cui gli altri lavori erano pieni, avevo quasi paura che i tre si stessero punkfunkizzando
Niente paura, oggi nell’ipod passa “Dark Lines” e quella cicciottina tutta pepe di Beth pare ritornare ai vecchi fasti. Pulsa e corrode, come i cloruri…

PS: postarvi la canzone in questione è contro i miei principi (dovrei ricorrere a uno di quei megasiti orrendi di upload..) e quindi vi metto un pezzo vecchio, corto ed esplosivo come “Sweet Baby” e quello che non mi piace, “Standing in the Way of Control”.

The Gossip “Sweet Baby”

The Gossip “Standing in the Way of Control”

mercoledì, marzo 08, 2006

Pallottole pigre in via MacMahon

"Ragazzi, dovete abbandonare l'aula. E' prevista qualche ora di manutenzione straordinaria ai computer". No, proprio ora che il progetto cominciava ad avere un senso... vabbè pazienza, dalla palazzina bugnata nel cuore di Città Studi siamo costretti a trasferirci in Bovisa.

Siamo io e un mio compagno. Il tragitto in macchina è lungo e noioso. Accendo la radio e toh... il podcast di lazysundays su cd. Da quando mio padre l'ha scoperto, non si perde un episodio. Il mio compagno è un musicista, lo scopro solo ora. Bene, almeno potremo fare due chiacchere interessanti. Pare entusiasta della trasmissione, vuol sapere tutto dei podcast, dei blog. Mi dice di suonare il basso in un gruppo trash metal anni '80. Io lo anticipo e lo scoraggio a chiedermi un po' di pubblicità, insomma il trash metal di domenica mattina proprio non ci sta. Mi racconta delle sue ultime date, del demo appena prodotto, dell'antipatia condivisa verso le cover band. Poi, ad un tratto, un breve silenzio. L'attenzione cade di nuovo sullo stereo. Accende una sigaretta e mi chiede innocentemente: "ma voi, trasmettete anche del rock?"
Fermo l'auto. Lo uccido. Il cadavere ruzzola in via MacMahon.
Queste, le ultime note che ha potuto udire...

Contramano "Contramano"

lunedì, marzo 06, 2006

Board of Directors, via Palestro

Cosa c'è di meglio che ascoltare la playlist "indiepop" dell'ipod? Solo ascoltarla in una giornata come oggi, costeggiando a piedi i giardini di via Palestro. Una Milano insolitamente tersa, frizzante, vispa. Il vento, il sole, un pomeriggio ozioso.

E poi c'è altro. C'è tornare all'imbrunire e scoprire un gruppo nuovo. Una manciata di canzoni dalle melodie irresistibili, ancora da levigare, sincere. Cerco di intuire qualche informazione dal loro sito in olandese (beh il tedesco effettivamente aiuta), continuo ad ascoltarli, mi piacciono.

Domani, se Milano sarà ancora tanto benevola, accanto a via Palestro ci passeranno anche loro.
Chissà, chissà quanto ci rimarranno...

Board of Directors "Ethel Residence"

Per i poliglotti della blogosfera un link al sito internet della band:
Board of Directors official site

venerdì, marzo 03, 2006

lazysundays interviews -Elettronoir-

lazysundays è un blog limpido, solare, "senza nuvole". Uno si aspetterebbe interviste a folksinger dolcissime e bellissime o a mielosi gruppi scandinavi, ma a quanto pare, per noi vale la legge degli opposti che si attraggono. Se infatti un paio di settimane orsono abbiamo intervistato un dubbio figuro della provincia di Vicenza, oggi la nostra gita a Roma è più sottile, ma non meno pericolosa. Bisogna guardarsi le spalle, schivare pallottole, sventare rapine...

Agli -elettronoir- piace così. Dipingono l'Italia grigia, anzi nera degli anni '70. Storie di ordinaria Malavita, ma anche di amori interrotti, di seduzioni fatali, di smarrimento.

"Dal fronte dei colpevoli" è il loro debutto discografico. Un concept album. Il primo capitolo della trilogia noir "Tutta colpa vostra".

Del progetto parliamo con Marco Pantosti (voce e pianoforte) e Matteo Cavucci (basso elettrico).

ls: Prima di parlare del vostro lavoro, mi interessava sapere come è nato il progetto -elettronoir-.

Matteo: nell’autunno del 2003, appena tornato da un viaggio in Arabia, conosco Marco. Mi fa sentire qualche canzone al pianoforte, e ci vedo un mondo dentro.

ls: E l'attenzione verso un genere ben definito, come il poliziesco degli anni '70?

Matteo: il progetto parte con delle coordinate ben precise. C’è una storia dentro, e questa storia ha come sfondo gli anni ’70 italiani. Il paragone con il cinema poliziesco di quegli anni nasce in seguito, quando, prendendo spunto da maestri come Morricone, ci accorgiamo di aver fatto lo stesso identico lavoro: aver preso un modo di fare musica profondamente italiano e averlo messo a narrare storie di sangue e di piombo.

ls: Una trilogia "dichiarata in anticipo" è un'idea impegnativa. Vuol dire avere già tante idee per la testa ben delineate e confinate. Non c'è il rischio di rimanere ad un certo punto a secco di spunti e intestardirsi a continuare in quella direzione? Oppure l'opposto, avere troppo materiale da gestire. Per restare in ambito 'noir', seppur prettamente letterario, mi viene in mente Pinketts, che volendo scrivere una trilogia, ha poi perso il conto dei libri...

Marco : tutte le canzoni degli altri due episodi sono già presenti, esistono. Dobbiamo solo limarle. Faremo questo lavoro in itinere, perché siano sempre più rappresentative dei momenti che vivremo.
Izzo scrisse la trilogia di Marsiglia, pensando ad un solo libro. Noi abbiamo scritto Tutta colpa vostra con la stessa idea.

ls: "Dal fronte dei colpevoli" racconta le storie di tre ragazzi "di vita", tre "loser" in giacca di tweed. La mia impressione è che il vostro sguardo nei loro confronti sia marcatamente compassionevole. Mi sbaglio?

Matteo: tutt’altro. Sono personaggi difficili da inquadrare, che restano sospesi nel nostro giudizio. Capaci di azioni efferate come di morbide carezze. Cerchiamo di dipingerli così, come infondo è ogni uomo: ambiguo.

Marco : Sono così indefinibili che ho l’impressione che si nascondano tutti nei vicoli di Napoli. Di notte qualcuno esce e da quando raccontiamo le loro storie, non mi fanno più paura.

ls: Ma scendiamo più nel dettaglio dei vostri pezzi. Spogliandoli dal piombo lucido che li riveste, ve la sentireste di affermare che, in fondo, il vostro è un disco sull'amore?

Matteo: le canzoni di -dal fronte dei colpevoli- sono nient’altro che canzoni d’Amore.
Amore conflittuale, violento, passionale, ma anche dolce e struggente. Amore per una donna, Amore per sé stessi, Amore per la vita stessa. Che sia amorale o immorale non ha alcuna importanza. Sono semplicemente storie di uomini, coi loro drammi e i loro sorrisi.

Marco : Canzoni d’amore…le più belle se si riesce ad esaltarne la passionalità degli istinti, come fosse la tragedia greca od una canzone di Endrigo.

ls: Come abbiamo accennato nell'ultimo podcast, nel vostro lavoro si riscontra un perfetto bilancio tra il minuzioso tessuto ritmico e la melodia. Come nascono, anche in rapporto ai testi, le due componenti in fase di scrittura ?

Matteo: il nostro lavoro poi è principalmente di dare alla canzone ciò che la canzone richiede. Le idee dei singoli vengono confrontate, ma poi pare che la scelta su quale ritmica, su quale giro di basso, su quali tasti di piano venga automatica.

Marco : è tutto un processo aperto ad ogni esperienza umana…le musiche nascono da sole, le parole si piegano, altrimenti volerebbero troppo in alto per perdersi in dissolvenza.

ls: Dal vivo come riuscite a trasporre il "concept"? Rispettate la scaletta del disco, intercalate i pezzi con testi esplicativi o semplicemente suonate ottime canzoni pop, senza curarvi dell'aspetto narrativo?

Matteo: la nostra idea è proprio quella di proporre uno spettacolo dove le canzoni riescano a raccontare, a parlare a chi ci ascolta, anche attraverso le sensazioni. I pezzi sono stati riarrangiati per una dimensione più live, più ‘fisica’ se vogliamo,e messi in modo da non stravolgere la narrazione. Due grandi canzoni del passato hanno preso un vestito –elettronoir-, e c’è anche un pezzo inedito. Un pezzo punk. Insomma, un set dove si balla e si pensa, dove si suda e ci si emoziona.

Marco : …è come fare all’amore…piace fino a provare un brivido di fatica e dolore…

ls: Come detto, la vostra musica si pone come colonna sonora ideale di pellicole poliziesche. Qualche titolo per voi irrinunciabile?

Marco : nessuno in particolare perché il genere poliziesco lo leggo come un surrogato di opere più “alte”…preferisco immaginare queste canzoni, le musiche, dentro i silenzi di “Accattone”, quelli dove Citti ha la bocca amara, storta, e gli occhi asciutti dalla polvere di strade di miseria…

ls: Cosa state ascoltando ultimamente?

Matteo: come al solito un mucchio di cose. Tiga, Sambassadeur, Calla, qualche vecchio disco dei Pink Floyd, Isaak Hayes, Humpty Dumpty, Populous, Plastikman…

Marco : le canzoni del secondo episodio di “ Tutta Colpa Vostra”.

ls: Se doveste immaginare gli -elettronoir- tra dieci anni, li vedreste ancora fedeli alla linea attuale? Potete anche rispondere: "è proprio una bella domanda del c***o!", oppure più cortesemente vaghi: "..mah, vedremo. le strade del pop sono infinite.."

Matteo: sul tetto del nostro studio per l’ultimo concerto insieme. Qualcuno con la barba lunga, qualcuno coi baffoni, qualcuno con gli occhiali tondi. Ci sarà l’artista concettualista giapponese seduta su un gradino coi capelli nero corvino, qualcuno che si ferma di sotto, qualche poliziotto che guarda pure lui all’insù. Sorrideremo, ne sono sicuro, sorrideremo.

Marco : Lo stile è una scelta che detta la vita…mi piacerebbe svegliarmi e avere l’impressione che la vita che c’è resta l’idea più possibile…


Ascolta da -dal fronte dei colpevoli-:

Il fronte dei colpevoli
La dolce vita

Per acquistare l'album inviate una mail a: info@elettronoir.it. Il prezzo è di 7 euro + spese di spedizione.

Sabato 4 marzo 2006 gli -elettronoir- apriranno il concerto degli Amari al Circolo degli Artisti di Roma.
Mi raccomando, accorrete in tanti...

giovedì, marzo 02, 2006

Merenda


Non manca molto all'ora del tè. A dire il vero questo andrebbe servito a colazione, ma credo che possa andare anche per accompagnare la vostra merenda...

Bitter Tea For Breakfast "Warm Regards" (da "Alarming new evidence of pathological self-sabotage")

Per la cronaca, Bitter Tea For Breakfast è un side-project di Travis Carter, già chitarra e voce dei Millimeters Mercury.
Se doveste prenderci gusto, all'interno del loro sito si può scaricare tutto il disco.